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StudioDEGAMA 

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Nuova Officina: Parole, Storie, Narrazioni
Un'Officina letteraria per esprimere se stessi tramite le Parole, le Storie, le Narrazioni per bambini dai 6 ai 10 anni, per partecipare non bisogna saper leggere e scrivere, bisogna solo venire.
l'Officina rispondere alla domanda: perché imparare a leggere e a scrivere? Noi esseri umani siamo pieni di passioni, emozioni, sentimenti e l'espressione di questi avviene anche con la lettura e la scrittura che ne è uno dei mezzi di trasmissione.

Approfondimenti

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LA PSICOTERAPIA ANALITICA CON I BAMBINI

Dott. Alberto Stilgenbauer 

 

“È nel giocare e soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, 

è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, 

ed è solo nell'essere creativo che l’individuo scopre il sé.” 

D. W. Winnicott

 

Ogni volta che un bambino varca la soglia del mio studio, almeno per me e per il mio modo di approcciare, considero che entra un essere con una sua specifica storia, con suoi sentimenti, con il suo verso. Questa storia è a me sconosciuta, e a dire il vero spesso è sconosciuta anche al bambino stesso ed ai suoi genitori; so che gli appartiene, che per lui è l’unica storia che può, sa, deve recintare, ed è recitata in ogni istante, in ogni gesto.

Ciò che si manifesta nel suo esserci, nel suo raccontarsi, ma anche nel suo oscuro non raccontarsi è qualcosa che la psicologia chiama sintomi che vanno dalle fobie, ai disturbi del sonno, ai tic, alla balbuzie, al silenzio assordante, all’immobilismo paralizzato, al pianto infinibile, ai capricci, all’insistenza, alla glacialità, ecc., modalità che già di per sé assumono un nebuloso senso di quello che sta avvenendo, una rappresentazione che all’interno dello spazio scenico dello studio lo fa riempire di personaggi/sensazioni di minaccia, pericolo, agguato, ladri, rapitori, ilarità, derisioni, ed altro, e tutto questo esprime nel reale, i vissuti di quello specifico ed unico bambino nel suo multiplo confrontarsi con ciò che lo circonda nella vita di tutti i giorni.

Con il bambino, nello studio non entra solo la sua storia, entrano anche i genitori, la loro relazione, la loro intera famiglia, le storie personali e di coppia di questi; queste storie e modalità di vivere inevitabilmente fanno parte del tessuto narrativo che vive il piccolo cliente, anzi il piccolo della famiglia risulta essere proprio il prodotto di queste storie.

Quello che la psicologia chiama sintomi, divengono per me elementi narrativi di un racconto, assetti e situazioni che si aprono alla comprensione solo allor quando vengono a sospendersi pre-giudizi, in senso letterale, quando ciò che si vede non viene chiuso entro un contenitore con un’etichetta, anzi, proprio il disordine di ciò che si ha davanti, assume il valore di specificità rappresentativa di un quadro unico è specifico di quell’assetto familiare.

Interessarsi a ciò, assumere un assetto esplorativo da parte dello psicologo, vuol dire sospendere il giudizio, sospendere la memoria nel rintracciare casi analoghi, vuol dire sospendere il desiderio di darsi risposte, accettare la condizione d’angoscia, d’impotenza, e questa è la condizione migliore per poterci capire qualche cosa; anche perché il capire qualche cosa, è sempre qualcosa di provvisorio, come i movimenti di accomodamento molecolare nei passaggi di stato scoperti dal fisico Giorgio Parisi.

In questo assetto esplorativo, l’elemento essenziale da costruire, parallelamente, è cercare nella relazione con il bambino la sua capacità creativa, è l’inizio di una specie d’avventurosa ricerca della simbolopoiesi, lo sviluppo della capacità simbolopoietica, anche a partire dal poco che si scopre, uno sviluppo della capacità generare nuovi significati e quindi della declinazione in chiave mitica (mitopoiesi) della realtà dei vissuti provati dal bambino.

Entrare in questa modalità di cambiamento narrativo, permette di rinarrare con storie e sequenze sceniche le proprie difficoltà, le paure, i sensi di colpa, significa dare parola ai vissuti e non agirli, anche all’interno del sintomo, trovare altre strade espressive, dando nuovo senso al dolore e alle difficoltà, anche con l’uso di personaggi su un’area scenica (Sceno Test[1]), trasformando un vecchio copione recitato infinite volte in un’altra modalità di mettersi in relazioni con i genitori, la scuola, le amicizie.

Conoscere le proprie difficoltà, vederle, sentirle, poterle toccare non sentendosi solo, abbandonato e impotente, ma vedere che creativamente posso cambiare lo svolgersi delle scene, capire di avere tutte le caratteristiche utili allo sviluppo della creatività, del generare nuovi sensi, non solo sulla scena dello Studio, ma nella realtà dinamica del vivere le relazioni con la propria famiglia e con gli altri.

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I VERI SCOPI DELL'IMPARARE A LEGGERE E A SCRIVERE

 

Dott. Alberto Stilgenbauer

“Fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e conoscenza”

Inferno Canto XXVI

Dante Alighieri

 

 

 

Perché impariamo a leggere e a scrivere? Perché impegniamo tante energie sin da piccoli per questo? Perché addirittura per l’imparare a leggere e a scrivere ci siamo inventati delle professioni, delle istituzioni?

Bene, la risposta è semplice e dovrebbe scaturire da una presa di coscienza personale, questo vale soprattutto per i genitori.

Noi impariamo a leggere e a scrivere perché… , prendendo le parole del prof.  John Keating nel film l’Attimo fuggente:

“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino, noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana, e la razza umana è piena di passioni!”.

Una delle tante risposte emozionate che si possono dare, ma che mi meraviglia ancora nel rileggerla.

La lettura e la scrittura servono proprio a questo, ad esprimere sentimenti, emozioni, passioni e a trasformare tutto questo in qualche cosa di comunicabile agli altri, compresi noi stessi; leggere e scrivere permette di usare il pensiero per progettare, chiedere, ricevere, dare.

Per la lettura e la scrittura bisogna partire da questo se vogliamo che un bambino, ma anche un adulto, impari a leggere e a scrivere, bisogna passare attraverso tutto questo, bisogna passare per il desiderio che incontra la realtà con il linguaggio. Al contrario la scuola, coerentemente con la perdita del desiderio per cui è stata voluta, si è trasforma in una azienda assegnatrice di compiti,una catena di montaggio per individui categorizzabili e classificabili in nome dell’idolo dell’efficientismo.

Leggere arricchisce l’immaginazione, ci permette di attraversare spazi e tempi, in un attimo ci troviamo all’interno di una storia, la viviamo, i nostri sentimenti e la nostra stessa storia si intreccia con ciò che stiamo leggendo; leggere da inizio a un dialogo tra noi e il testo, i personaggi i luoghi che sono scritti, le parole acquistano corpo, non più parole da ripetere con l’esercizio della decifrazione, ma parole che si muovono, parole che hanno una propria esistenza.

Insegnare a leggere in questo modo non è più solo insegnare, ha a che vedere con il costruire una relazione tra allievo e insegnante, e perché no, anche per l’insegnante è imparare a conoscere dall’allievo, chi è l’allievo per se stesso e non ciò per cui è stato programmato che divenga.

I bambini, ma pure gli adulti, si possono incantare alla lettura, innamorarsi di questa; le parole non più rese asettiche dai sentimenti acquistano sapore, significato, significante, segno, divengono un tutt’uno, una integrazione che le fa essere una sola cosa nell’interezza di un bambino.

La capacità di vivere una lettura va oltre la difficoltà di identificare le parole, richiede un assetto interiore sia del bambino, tutto rivolto all’interesse dell’argomento al proprio quotidiano, al proprio bisogno di viaggiare mentalmente. Spesso gli errori di lettura  di scrittura derivano proprio da questo distacco d’interesse, dalla espulsione del desiderio dell’allievo da sé, una forte spinta alla scissione e alla separazione tra un mondo interno pieno di vitalità e di un mondo esterno legato al dovere di apprendere.

Un addestramento alla ribellione che può  iniziare  molto presto con la scolarizzazione, un addestramento alla falsità e alla denigrazione o chiusura dei propri sentimenti,  qualche cosa di diabolico da parte della scuola; forse è per questo che la ribellione si esprime spessissime volte con gli errori, ma qualcuno ha pensato bene di deresponsabilizzarsi e di deresponsabilizzare per non dare risposte complesse, attualmente ci sono i Disturbi Specifico di Apprendimento che aiutano molto in questo.


 

LEGGERE ARRICCHISCE L'IMMAGINAZIONE

 

 

Leggere arricchisce l’immaginazione, ci permette di attraversare spazi e tempi, in un attimo ci troviamo all’interno di una storia, la viviamo, i nostri sentimenti e la nostra stessa storia si intreccia con ciò che stiamo leggendo.  Leggere da inizio a un dialogo tra noi e il testo, i personaggi i luoghi che sono scritti, le parole acquistano corpo, non più parole da ripetere con l’esercizio della decifrazione, ma parole che si muovono, parole che hanno una propria esistenza. Insegnare a leggere in questo modo non è più solo insegnare, ha a che vedere con il costruire una relazione tra allievo e insegnante, e perché no, anche per l’insegnante è imparare a conoscere dall’allievo, chi è l’allievo per se stesso e non ciò per cui è stato programmato che divenga.